lunedì 16 dicembre 2013

I pensieri di Ezechiele

"Ma che cazzo, arriva il Natale e che toccava il regalo lo sapevo ma cazzo i parenti no, i parenti no!!!
Io questa qui la volevo solo scopare, poi mi sono affezionato a quel modo tutto suo di fare pompini e guarda qua stasera che cazzo mi tocca..." Ezechiele è sempre stato franco quando racconta i suoi scazzi con la Silvia. Una sorella che per lui è quasi un fratello, le vuole bene quasi quanto al cane, e le confida tutti i suoi pensieri. La Silvietta lo ascolta, lo manda affanculo e va dalla madre a far presente che loro sono stati stronzi a chiamare un figlio Ezechiele ma quello c'ha messo del suo per diventare la merda d'uomo che è.
Poi va beh, quando già ti chiami Ezechiele e di soprannome t'affibbiano Zecca...Poi uno dice che quello bestemmia un po' troppo, e va beh...
Lo Zecca gira la chiave della Ypsilon della madre e già sente tirare quel doppio Winsor fatto male, le prime 3 madonne sono già partite. C'ha pensato da una settimana a come vestirsi, lui mette i dischi nei locali, gira in canotta e anfibi anche a febbraio e la nuova ragazza non solo l'ha invitato a cena coi parenti ma s'è pure raccomandata di fare una bella impressione. "Mi raccomando, la mia è una famiglia tradizionale", "Tradizionalmente...Porcoddio" chiosò Ezechiele nell'occasione. Scartato un vecchio paio di scarpe di Prada, scartate le Hogan, ha tirato fuori le scarpe di un matrimonio che sa una sega lui quale fosse, boh, tanto ai matrimoni non ha mai battuto chiodo, sicchè erano soldi buttati. S'è messo pure un paio di pantaloni normali, si gratta da quando se l'è messi. Alla fine ha scelto un maglione con lo scollo a V del padre, una cravatta che deve aver inculato a qualche amico in occasione del matrimonio di prima e una camicia che beh, cazzo almeno delle camicie ne ha cinque, ha potuto scegliere. I colori ricordano quelli di un negozio di pappagalli dopo che ci s'è infilato dentro un camion, boh, forse la gente normale si veste così.
Mentre cerca di sbrinare il vetro coinvolgendo tutti i santi del calendario nell'operazione, gli viene un flash: "Ma se questa mi dice di fare bella figura, che cazzo gli avrà detto di me?". Lo Zecca è sempre stato uno sveglio, lo reggerà il gioco.
Arriva a casa di lei con quei 10 minuti di ritardo che lo fanno sentire puntuale, già un esercito di curiosi s'affaccia alle finestre, scende di macchina e vede un fuggi fuggi generale dietro le tende.
Lei esce dalla porta per andargli incontro sul vialetto e lo Zecca si commuove: si commuove per se stesso. Gli si para davanti la versione "devo essere sfigata per forza" di quella fica devastante che ha conosciuto in discoteca, scarpa bassa terribile, calze verde scuro con la gonna di non sa cosa, poco sopra il ginocchio, in tinta e un cazzo di cardigan rosso con la camicetta bianca. No va beh, ma sul serio? Ma manco nelle commedie americane. Si sente un figo della madonna (e di quale madonna si preoccupa di ripeterselo spesso) nel suo ensamble da pappagallo frullato. Entra in casa e sono tutti lì, un esercito, "Fa una sega a questi qui Gli Uccelli di Hitchcock", anziani, bambini, una signora gentile solo a vederla, con un sorriso di una dolcezza disarmante. Piacere di qui e di là, i bimbi costretti a dire il nome, Ezechiele quasi si commuove a vedere quel bambino che è stato distolto dal tirare i capelli alla sorellina, attività alla quale si stava dedicando con la massima dedizione: ma perché devono rompere i maroni anche ai bambini?
Se la cava con pochi convenevoli e via, a cena, su quella tavola ci sono più posate che nello studio di un dentista, non ci sono le posate nello studio del dentista, ma se lo riempi di posate, sai quante ce ne entra? Ezechiele si ferma a metà di un ragionamento stupido che chissà dove lo avrebbe portato, ma con ogni probabilità a sperare di essere a pigliarlo nel culo piuttosto che a quel pranzo. Ci saranno almeno cinque portate, "Ma sta gente lo sa che in questo periodo si mangia tutti come maiali?".
"Oh ecco qui i crostini della Michelaaaa"
"Evvivaaaa" Esclama il pubblico
"Ah oltre ai pompini sa fare i crostini. E' da sposare" Pensa lui.
"Cazzo sono buoni sul serio, non come quei troiai stoppacciosi che fa quella stordita della mi' zia. Non ce la chiamo più Pompinara se cucina così"
Con un atto di non richiesta umiltà Michela si rivela "Beh, via io li ho solo preparati, l'impasto è della nonnina Adele"
"Pompinara. Anzi Pompinara Rubacrostini"
"E insomma dicci un po' di te Ezechiele, dove lavori? Ci ha detto la Michi che ti sei laureato in Bocconi e ora lavori in una grande azienda di musica..."
"Bocconi ci metto spesso la tu figliola e faccio il dj nei locali, e mi pagano se mi va bene, spesso sperano di cavarsela passandomi una pista e facendomi infilare nel letto un paio di cubiste" Ezechiele è abbastanza lucido da pensarlo e stare zitto ma non riesce a nascondere quel classico movimento delle sopracciglia che testimonia di essere caduto dal pero, ma da un pero di venti piani! "Ma sta rincoglionita che cazzo gli ha inventato, ma poi in Bocconi, in Bocconi de che, alla Bocconi, perchè tutto quello che riguarda Milano deve essere pronunciato a stracazzo?" Michele trae un sorso incomprensibilmente lungo d'acqua cercando di convincersi che sia grappa e che quel sorso lo possa mandare in coma etilico, nel frattempo ha bisogno di una via d'uscita senza sbilanciarsi.
"I tortelliniiiii"
"Evvivaaaa"
"Ma sta masnada di disadattati fa sul serio la ola ogni volta che arriva una portata nuova? Meno male che ho preso tempo". Lo Zecca si gira a squadrare la Pompinara che con uno sguardo gli fa capire di tenere il colpo.
"Eh sì, la musica mi ha sempre appassionato, fin da bambino" Ezechiele spera di spostarla sulla musica, tutta gente di mezza età che cercherà di dire che i Beatles fanno della gran musica, che i giovani d'oggi non capiscono una mazza. Ezechiele ha scritto qualche articolo sui Daft Punk, sti qui manco sapranno cosa siano, e sentendo Punk magari si faranno il segno della croce sotto quel tristissimo crocifisso sopra l'architrave della porta"
C'ha preso. Parte il padre con "...ai miei tempi" ed Ezechiele riesce a trattenere le risate solo a stento quando lui gli propone "Dopo ti posso far sentire qualcosa con la chitarra". "Ma che cazzo, io cambio spacciatore, dammi il numero del tuo"
I bambini ce li siamo persi, casino, urla, strilli, quel cacacazzi di figliolo della cugina della Michela sta già chiedendo dei regali, le posate davanti al suo posto sono le mezze nel brodo suo, le mezze in quello della mamma e le mezze in terra. Ezechiele si rallegra a vedere che tutti prestano attenzioni a Jimmy Cacacazzi distogliendo le attenzioni da lui e si sente quasi cristiano a pregare Dio perchè la cena si velocizzi, ci mette dentro un po' tutte le specie animali, ma sostanzialmente è un'invocazione anche la sua. Per oggi le preghiere si convince di averle dette e si sente un po' più puro.
"I ravioli fatti in casaaaaa"
"Evvivaaaa"
"Alla prossima cosa che portano urlo evviva anche io eh, sta cosa fa troppo delirio collettivo, manco sotto LSD si vedono 'ste cose"
In quella che è la tradizionale atmosfera calda, casalinga, accogliente, fracassona del Natale italiano Ezechiele ci s'è trovato un ruolo. C'è il padre che cerca di intrattenere tutti, due o tre mariti della generazione successiva che parlano di calcio, un anziano che si lamenta con la moglie del fatto che questa stia viziando i nipotini casinisti e che invece ai suoi tempi gli avrebbero dato l'olio di ricino e allora sì che le cose funzionavano, ci sono le mamme dei bambini che un po' li guardano e un po' ciacolano delle più amene inutilità, i bambini che fanno i bambini, qualche donna che tace, come la moglie e la figlia, e poi c'è lui, Ezechiele, che beve sempre di più e smadonna dentro di sé perché avrebbe potuto fare molto altro di meglio oggi. Ad esempio aveva visto un bellissimo spigolo sul quale pensava di passare la giornata a battere la testa.
"Cazzo però come cucina sta gente" Si gira verso Michela chiedendole con gli occhi se li avesse fatti lei. Arrossisce con dolcezza abbassando lo sguardo, si è sentita in colpa a vedere lui che apprezza così tanto e la guarda perché avrebbe voluto farle il più sincero dei complimenti ma lei non ha fatto i ravioli, non li sa fare i ravioli; però si ringalluzzisce a pensare che come fa i 4salti in padella lei, ah come li fa lei, non li fa nessuno. Ezechiele quasi sente una fitta al cuore al vedere una scena così dolce. "No era un raviolo che non scendeva. Ci butto giù questo vinellino che è proprio buono".
"Il bollito"
"Evv..."
"Alèèèè" urla sbagliando coro Ezechiele. Ci rimangono un po' tutti male, ma poi, a scoppio ritardato, tutti si producono nel proprio personalissimo "Alèè". Ezechiele si gonfia d'orgoglio ad aver cambiato l'urlo belluino che accompagna le portate "Che nerchia che c'ho, l'ho messi tutti al posto loro, so un eroe".
Quando ormai è convinto di aver dribblato tutti e sta andando avanti da un pezzo a mangiare il giusto, e bere l'ingiusto, si avvicina a brevi falcate un uomo. Deve essere una specie di cognato o nuoro, o suocero, o sa un cazzo lo Zecca come si chiamano i parenti, però sto qui c'avrà trentacinque anni. "Hai detto che lavori per una musltinazionale della musica?" "Alè, una multinazionale? Già quella stordita ne ha sparate di ogni, ora m'è arrivato bello fresco questo qui che chissà che cazzo vuole, vorrà un contratto per suonare con quell'altro scemo che mi vuol far sentire cosa suona con la chitarra. Scemo & più Scemo vs la figliola Pompinara. Il nome del gruppo ce l'ho già". "Beh io avrei un progetto da sottoporti...". "No va beh, un progetto???". Ezechiele ne trova di continuo di quelli che "hanno progetti" e generalmente suggerisce loro di presentarli all'ufficio edilizia perché a lui dei progetti non interessa poi molto, ma aveva un amico in particolare che gli sottoponeva continuamente dei progetti, Emanuele. L'Ema gli sottoponeva sempre delle mezze idee strampalate su business milionari con investimenti minimi, lavoro zero, ma tanto con quel cervello avrebbe saputo realizzare qualunque cosa senza sforzo. Lo Zecca aveva cominciato a contare tutti i progetti e s'era dato un obiettivo al ventesimo. E così al ventesimo progetto sottopostogli dall'Ema lui prese e li inviò affanculo, l'Ema e il progetto.
Adesso arrivava Sergio, il marito di Martina, broker, "Alè un altro che vai a capire che cazzo fa e la moglie ha detto al vecchio che questo qui è uno che lavora in borsa", si scalda e parte con la proposta. Sergio gli propone, con tutto l'entusiasmo posticcio di cui è riuscito a dotarsi, una sorta di business che riguarda un reality show sulla musica che vorrebbe gestire in franchising avendo lui un amico, "Amico stocazzo", con un marchio registrato che in Thailandia funziona alla grande e sarebbe il format giusto da esportare a Miami. "A Miami? Ma da quel lato del tavolo che cazzo gli hanno dato da bere? Io mi impegno da un'ora e ancora non sono sbronzo", Ezechiele conclude i suoi pensieri con un paio di bestemmie.
"Mi sembra una buona idea, appena posso ne accennerò al mio responsabile, è un tipo sveglio, gli piacciono questi progetti" Ezechiele non si trattiene del tutto e gli scappa mezza risata su quella parola delirante. Sergio gli passa tra indice e medio, da vero figo, un biglietto da visita che pare l'abbia inculato a Cetto La Qualunque, Ezechiele lo prende entusiasta. Ci vengono due filtri della madonna.
"L'arrosto"
"AAAAAHHHHH"
Ormai Ezechiele spacca di brutto, è il ras della curva, ubriaco marcio ride come un panda che ha scoperto di avere un cazzo di un metro, appena arriva l'arrosto ruggisce convinto di far ridere un casino "Di chi è questo?", e porca puttana c'aveva preso, le donne ridono tutte, già mezze ubriache anche tutte quelle mignotte, terrorizzata Michela, turbato il padre, la madre è una delle mignotte ubriache. Si viene a sapere che l'arrosto è della mamma di Michela "E viva la cuoca, che Dio la benedocaaaaa", "Alèèèè" partono i cori anche dagli altri maschietti presenti, c'è solo il padre con una scopa nel culo "Ecco da chi ha preso la tu figliola, ma spesso non è una scopa...". L'arrosto è un mezzo capolavoro e la qualità della portata ricrea un po' più di calma, nella quiete emerge una da laggiù che se la prende con lo Zecca "Sai Ezechiele, io studio giornalismo e ho già pubblicato più di venti saggi", "Mecojoni", "Ne vuoi leggere qualcuno? O che te lo legga io", "Ma vaffanculo va" "Ma certo", "Preferisci un tema in particolare?", "La qualunque". Il dubbio di averlo detto o pensato se lo fa passare alla svelta: il tavolo non pare troppo indispettito, continua a biascicare quell'arrosto in crosta che vale mezza pompa della figlia.
Quella laggiù, che dovrebbe essere la sorella di quella che l'ha portato lì sta leggendo qualcosa da ormai cinque minuti che lo Zecca c'ha un problema, un grosso problema. Ok, un vecchio a destra, un uomo a sinistra, forse se la cava avvicinandosi al vecchio, tutti danno sempre la colpa ai vecchi. Ezechiele si sistema sui gomiti alzando la chiappa destra e mostrando interesse col viso puntato sulla sorella chiacchierona, dimostra apprezzamento col culo puntato sul vecchio. "Meno male che era silenziosa, daranno tutti la colpa a sto rincoglionito".
"Il pandoro con la cremaaaa", annuncia la madre di Michela.
"Ollellè, ollallà, faccela vedèèè, faccela toccààà"
Quelli ubriachi ridono tutti, il vecchio dorme sul tavolo, la vecchia è in salotto a badare alle pesti, la Michela vorrebbe scomparire, il padre è rosso di rabbia.
Ezechiele si adopera con perizia per pucciare l'intera fetta di pandoro nel calice di spumante, il risultato non è che sia poi dei migliori, soprattutto alla luce dell'idea di bere dal bicchiere il risultato, però poi la cucchiaiata direttamente dalla ciotola della crema alla bocca piena di pandoro pasticciato è un tocco di stile coi controcoglioni.
Il brindisi porta qualche problema di logistica per lo Zecca che si impegna comunque a fare il gesto e ingurgitare qualcosa da quel casino che ha nel bicchiere e mantenere, allo stesso tempo, l'equilibrio.
Il clima ormai è quello da rompete le righe, le donne se ne sono andate ridacchiando, i maschi non si sa di che parlino, Il padre rimane con Michela ed Ezechiele; lo accompagna alla porta e gli fa presente di non aver avuto una buona impressione, Ezechiele stabilisce che il modo migliore per congedarsi sia comunque quello di non lasciare non detti importanti, che potrebbero in futuro creare degli equivoci: "Ok che non piaccio a lei, ma la su figliola me lo può ciucciare ancora o no?".
La porta sbatte ed Ezechiele se ne va con la speranza che la sbronza non lo porti a dimenticare il modo più spettacolare che abbia mai trovato per levarsi dai piedi una donna.